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troveranno - gli strumenti uno dentro l'altro, e i passi a scivolarsi accanto, imperturbabili,
esattamente su quella linea invisibile che disegna la metà precisa della strada - proprio dove , p , c'è
Pekisch, col ca o chino, immobile, e Pehnt, dall altra parte della strada - Pehnt che partirà - Pehnt
che non sentirà più niente del genere - Pehnt che brucia in quella fornace di suoni l'attimo vuoto di
un addio forse bisognerebbe averci sudato dentro, a quella fornace, e allora non stupirebbe che la
mano di Jun sia lentamente scesa fino a sfiorare la gamba di quell'uomo che era un ragazzo un po'
bianco e un po' nero - Jun immobile, con gli occhi chiusi e nella testa la marea di suoni che
risucchia in un irraccontabile naufragio - non c'è niente di più bello delle gambe di un uomo,
quando sono belle - nel punto più nascosto dell'intera fornace una mano che sale su per la gamba di
Mormy, una carezza che insegue qualcosa, e sa dove andaremille volte l'aveva immaginato, Mormy,
così, per assurdo, la mano di Jun sul suo sesso, premere con dolcezza, premere con rabbia e alla fine
fu con la dolce stanchezza dei vinti che Ort, in ginocchio, si piegò in due e porse la testa alla terra,
rimanendo così, in bilico, come in adorazione, prima di crollare come un animale fulminato da un
proiettile in mezzo agli occhi, sfracellato dalla morte, disfatto fantoccio sparso per terra,
grottescamente illuminato in fronte da una scheggia di luce partita dal sole e rimbalzata su quel
trombone morto con lui, di fianco a lui c'è da sentirsi morire a vedere l'esasperante lentezza con cui
quei due minuscoli eserciti di suoni marciano uno addosso all'altro, passo dopo passo - quella specie
di corale da chiesa, come fosse un rito, la commozione solenne, e dentro un sapore di marcia,
un'ombra di trionfo, forse - e quella specie di ninna nanna, rotola come fatta di niente, fatta di
crema, era pieno di cose del genere quando si era bambini - il rito e la ninna nanna -l'abbraccio di
una chiesa illuminata, la carezza del sonno - la cerimonia, la nostalgia - un'emozione e un'altra
emozione - una addosso all'altra - cosa mai potrà essere vederle schiumare una nell'altra - e
ascoltarle? cosa avrà portato con sé?, pensa il signor Rail mentre sente la porta dello studio aprirsi
- Hector Horeau, lì, in piedi, i capelli disordinati, la borsa marrone in mano - sembra passato un
niente dalla prima volta - sembra la ripetizione pura e semplice solo che questa volta è tutto vero,
pura e semplice realtà, quella è proprio Jun ed è sua la mano che gli scivola tra le cosce - come quel
collo candido che scivola sulla spalla - se Mormy potesse vederlo, adesso, saprebbe che luccica di
emozione e impercettibilmente trema, di un tremore infinitamente piccolo e segreto un fremito se li
divora tutti, chi più chi meno, adesso che manca solo qualche metro, poi saranno inesorabilmente
una addosso all'altro, le due nuvole di suoni - lo scompiglio nella mente di ciascuno - cuori
impazziti, mille ritmi intimi che si mescolano a quei due, limpidissimi, che stanno per scontrarsi
addio Pehnt, addio amico che non ci sarai più, ancora una volta addio, tutto questo è per te scivola
la mano di Jun tra bottoni e pudori, con voglia e dolcezza Bentornato, signor Horeau - sorridendo e
porgendogli la mano - Bentornato, signor Horeau cinque metri, non di più - uno spasimo, una
tortura - che si scontrino finalmente, porco Dio - che esploda tutto come un grido ma non risponde,
Hector Horeau, posa la borsa per terra, alza lo sguardo, tace per un attimo poi si apre in un sorriso,
il suo volto, un sorriso ADESSO - adesso - è proprio adesso - come si sarebbe potuto immaginare
tutto questo? - un milione di suoni che scappano impazziti in un'unica musica - sono lì uno dentro
l'altro - non c'è inizio non c'è fine - una banda che ingoia l'altra - la commozione dentro il terrore
dentro la pace dentro la nostalgia dentro il furore dentro la stanchezza dentro la voglia dentro la fine
- aiuto - dov'è finito il tempo? - dov'è sparito il mondo? - cosa mai sta succedendo perché sia tutto
qui, adesso - ADESSO - ADESSO e si alza finalmente lo sguardo di Pekisch, e tra tutti gli occhi
che ha di fronte immediatamente stringe quelli di Pehnt, perforando l'esplosione di suoni che si
ingorga tra loro, e non ci, sarà più bisogno di parole, dopo uno sguardo così, né di gesti, né di niente
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